Un figlio d’arte per la difesa: Gabriele Varrella. ‘Cerco di sfruttare la mia esuberanza fisica’

Gabriele Varrella, figlio d’arte – suo padre Franco è stato giocatore ed allenatore di club in serie C e B, vice di Arrigo Sacchi in Nazionale e a sua volta Ct della Nazionale di San Marino – è uno dei volti nuovi del Gabicce Gradara che da lunedì ha iniziato la preparazione.

Difensore centrale classe 1994, è cresciuto nel Bellaria con cui ha assaggiato la serie C, ha militato in D con Bellaria, Sammaurese, in Eccellenza con Diegaro, Alfonsine e Savignanese nella scorsa stagione.

L’aria delle Marche è per lui nuova come del resto per molti dei nuovi compagni di squadra: “Dopo tanti anni avevo bisogno di nuovi stimoli e quindi ho accettato di buon grado questa possibilità anche a fronte di richieste da club del girone romagnolo sia di Promozione sia di Eccellenza e da squadre del campionato sammarinese – racconta l’aitante difensore centrale – So che il girone marchigiano è molto combattuto, agonisticamente combattuto, non ci sono risultati scontati e questo è un bene perché così stai sempre sulla corda e devi tener alto e costante il livello della concentrazione per dare il meglio. Quello che mi serve per rendere al massimo e far valere le mie qualità”.

Giocatore longilineo (sfiora l’1,90 di altezza) e ben strutturato fisicamente, Varrella si descrive così: “Gioco difensore centrale, cerco di sfruttare al meglio la mia esuberanza fisica nell’uno contro uno e soprattutto nel gioco aereo: un paio di gol a stagione riesco a segnarli proprio con il colpo di testa; mi piace anche impostare l’azione, il piede destro è il mio preferito mentre col sinistro devo migliorare”.

Qual è il progetto del club?

“Inizia un progetto triennale, c’è nel tempo l’ambizione da parte della società di salire di categoria: faremo il massimo per accorciare i tempi. Ho 28 anni, non ho vinto mai un campionato nella mia carriera e dunque se fino all’anno scorso avevo ambizione di ritornare in serie D, ora cerco di mettere qualche trofeo in bacheca: al massimo ho collezionato due volte il terzo posto con Diegaro e Savignanese. Sotto il profilo logistico affronto dei sacrifici per indossare questa maglia, ma lo faccio volentieri perché so che ci sono i presupposti per fare bene. In cuor mio spero si possa lottare da subito per i playoff”.

La figura di suo padre è stata di aiuto?

“Quello che ho fatto l’ho costruito con le mie forze e me lo sono guadagnato sul campo. Mio padre Franco, semmai, mi ha aiutato dandomi i giusti consigli, farmi capire quello che serve in campo e fuori per essere calciatori, lo spirito che deve animare un giocatore, il sacrificio che deve sopportare per arrivare, il comportamento che si deve tenere nel rapporto con l’allenatore. Non è certo uno di quei padri che si intromette nelle vicende del club in cui gioco, che difende a prescindere a spada tratta il proprio figlio, nel mio caso semmai è stato il contrario: lui parteggia sempre e comunque per l’allenatore…”.

Sabato al Magi prima amichevole contro il Pietracuta alle ore 17,30

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