Bomber Bartolini, esordio e gol: ‘Mi sento bene, a 41 anni ho ancora tanta passione. Voglio i playoff’

Al debutto con la maglia del Gabicce Gradara Enrico Bartolini ha fatto gol. E che gol: un tiro al volo col piede mancino su cross dalla sinistra (“io sono un destro, mi è riuscita una traiettoria perfetta: è anato tutto per il verso giusto”) e un prezioso punto portato a casa per la sua nuova squadra, nella tana della capolista Montecchio.

Il bomber di Santa Maria Nuova di Bertinoro, 210 gol in carriera spalmati tra serie C, D ed Eccellenza, tre promozioni in bacheca (Fano e Perugia dalla D alla C2, Foligno C2-C1) e una marea di playoff disputati, all’età di 41 anni (classe 1981) non ne vuole sapere di appendere le scarpette al chiodo: “Sto bene, finché il fisico mi sorregge continuerò a giocare. Il segreto di questa longevità? La grande passione e l’integrita fisica: in carriera per fortuna non ho subito infortuni gravi. Mi alleno con costanza, mi sento bene, ho voglia di fare sacrifici, di stare in un gruppo, mentalmente ho lo spirito giusto e quindi quando sei in queste condizioni l’età è solo un numero: conta solo per la carta di identità. Appenderò le scarpette al chiodo quando non sarò in più in grado di stare al pari degli altri. E poi se il mio amico Riccardo Innocenti a 49 anni dice ancora la sua in Eccellenza, beh, anche io posso ancora fare la mia parte. Il calcio è la mia vita, il mio lavoro, al quale affianco l’impegno in una tabaccheria di Cesena che per me è un hobby. Il futuro? Ho dei progetti in testa, vedremo, ma credo di non vedermi su una panchina”.

Enrico Bartolini, il gol più bello?

“Ne ho fatti tanti, molti belli. Impossibile una classifica. Quello di domenica per me ha avuto un significato particolare: sono arrivato al Gabicce Gradara dopo essere stato svincolato da La Fiorita – squadra del campionato sammarinese – in un momento in cui il mercato in Italia era chiuso, senza un motivo tanto più che con sei reti segnate ero il capocannoniere della squadra, prima in classifica. E’ stato un momento brutto: d’incanto ho perso il lavoro. Sono stato messo in difficoltà e non mi era mai capitato nella mia lunga carriera una situazione di tal genere. Ho sofferto. Per questo quella rete ha un grande significato soprattutto morale oltre che tecnico: vale come un gol promozione”.

Prima punta, uomo d’area. Com’è cambiato il tuo ruolo in vent’anni di carriera?

“La figura dell’attaccante centrale adesso è cambiata perché gli allenatori cercano sempre di più giocatori che siano tecnici e rapidi, meglio brevilinei, che svarino su tutto il fronte offensivo. E’ un modo diverso di interpretare il ruolo, ma di attaccanti bravi ce ne sono molti tra i giovani. Diciamo che io sono uno vecchio stampo: vivo nell’area di rigore, i miei gol nascono nei 16 metri, cerco di sfruttare la mia fisicità (è alto 1,84) e le incertezze dei difensori avversari”.

La società a cui sei più legato?

“L’Atletico Gallo Colbordolo in cui ho militato nelle ultime sei stagioni in Eccellenza prima di prendere la strada del Titano. Ho segnato 86 gol in 140 partite, per quattro campionati sono stato il capitano. Mi sono tolto molte soddisfazioni, ho stretto un legame forte con i dirigenti e la piazza”.

Ora il Gabicce Gradara. Obiettivo?

“Centrare i playoff, sarebbe la prima volta per il club e dunque un traguardo prestigioso. Ho ritrovato Donati e Tombari, miei compagni all’Atletico Gallo e alla Vis Pesaro, il gruppo ha qualità alla quale dobbiamo abbinare cattiveria agonistica, molti ragazzi sono giovani e hanno voglia di crescere, c’è lo spirito giusto. Lavorando in tranquillità ce la possiamo fare. Mi rimetto in discussione a 41 anni. Voglio aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo non solo con i gol, essere importante anche fuori dal campo, un stimolo per i più giovani, trasmettere loro la mia passione. A fine stagione vedremo. Ho fiducia”.

Gli allenatori che ricordi più volentieri?

“Ne cito uno solo, Domenico Giacomarro. Mi allenò a Termoli nel 2012-2013 in serie D: segnai 18 gol in 33 partite, la stagione in cui fui più prolifico. Pur essendo stato da giocatore un centrocampista, è stato per me una fonte di conoscenza importantissima per il mio ruolo. Da allora è iniziata la mia seconda carriera. E poi voglio ricordare Lazzaro Gaudenzi ai tempi del Fano che ritrovo qui nel settore giovanile”.

E domenica allo stadio Magi sfida alla pericolosa Cagliese, bisognosa di punti salvezza, reduce da due ko di fila e che in trasferta ha collezionato 11 dei suoi 20 punti.

Nella foto: l’esultanza di Enrico Bartolini dopo il gol a Montecchio

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